Lo sviluppo di Roboable nel mondo open source

Il progetto Roboable si basa sullo sviluppo del mondo open source o source in progress infatti uno dei suoi obiettivi principali è proprio la condivisione dei risultati ottenuti

 

Negli scorsi articoli abbiamo introdotto il concetto di “open source” e “source in progress” in relazione alla filosofia di Roboable. L’open source nacque a metà degli anni ottanta quando Richard Stallman e altri programmatori si rifiutarono di lavorare per alcune società private. Stallman, dopo questa decisione, fondò la Free Software Foundation, una società senza fini di lucro che tuttora si occupa di sviluppare e distribuire software liberi. Nel 1985, la Free Software Foundation lanciò la prima versione di GNU e, dopo soli quattro anni, nacque la GNU General Public License, una licenza fortemente copyleft per software liberi. Quello fu il punto di partenza per lo sviluppo del mondo open source.

Queste due parole inglesi, traducibili con ‘sorgente aperta’, indicano un software di cui gli autori rendono pubblico il codice sorgente (ovvero l’algoritmo del programma) per permettere ai programmatori indipendenti di sviluppare questa applicazione a seconda delle proprie preferenze o delle necessità. Esistono moltissimi software open source che vengono utilizzati ogni giorno da centinaia di migliaia di persone come i sistemi operativi Android e Linux o alle applicazioni come Firefox, VLC, Gimp, Open Office per arrivare ai software di programmazione come Scratch e Code.org. La differenza principale che esiste tra il mondo open source e quello del “formato proprietario” sta proprio nella condivisione dei risultati e nella personalizzazione estrema che può raggiungere.

Una delle necessità principali di Roboable, a causa delle peculiarità del disturbo dello spettro autistico, è quella di avere il maggiore grado di personalizzazione possibile e proprio per questo motivo il mondo open source è perfetto per questo device. Infatti oltre alla condivisione degli scenari il progetto di Roboable prevede anche l’utilizzo di un sito (questo, ndr) fondamentale per gli sviluppi della piattaforma. Questo sito andrà a raccogliere e organizzare il materiale di gioco e, attraverso la condivisione, dovrà creare una comunità estesa e coesa di utenti e organizzatori. La piattaforma avrà una funzione di base nella condivisione dei risultati e verrà ripartita in sottocategorie dedicate a specifici target: utenti, medici e docenti.

La filosofia open source tuttavia non si limita al sito web o all’utilizzo di Scratch, ma ispira anche la creazione degli scenari e delle cover. E’ possibile progettare e pensare illimitate versioni di maschere emozionali, ciascuna veicolante specifici contenuti, inoltre esiste anche la possibilità di sviluppare infiniti controller di gioco, ciascuno idoneo ad uno o a più scenari interattivi. Questo grado di personalizzazione è necessario nel mondo del disturbo autistico e l’attività svolta ha messo in luce come l’impiego del sistema Roboable ben si presti al raggiungimento degli obiettivi di maggior rilievo per soggetti con autismo:

• obiettivi sociali

• obiettivi comunicativo-linguistici

• obiettivi cognitivi

• obiettivi affettivo-relazionali

• obiettivi sensoriali

Secondo la Dott.ssa Zaccuri, membro del team, i soli interventi efficaci per i bambini con autismo sono quelli “cuciti” su misura del singolo, ovvero quelli che prevedono un programma di intervento didattico costruito a partire dai risultati di una “valutazione multidimensionale”, per insegnare delle capacità e delle attitudini che normalmente si sviluppano da sole, attraverso l’imitazione del comportamento altrui e la comunicazione reciproca con i propri simili.

Proprio a causa di questi motivi e della estrema eterogeneità del disturbo dello spettro autistico Roboable si fonda su un progetto open source. Non sarebbe potuto essere altrimenti infatti è bene ricordare che lo scopo principale del progetto è quello di mettere a disposizione dei docenti, dei familiari e del personale medico uno strumento per “dialogare” e “connettersi” alle specificità degli utenti affetti dal disturbo dello spettro autistico.

Gianluca Pedemonte