Primi passi di Roboable nelle scuole: intervista alla psicologa Chiara Guerreschi

Chiara Guerreschi sta seguendo le prime sperimentazioni di Roboable. Ecco l’intervista dove ci racconta come stia procedendo il progetto nelle scuole di Piacenza, Varese e Genova. Roboable è un progetto rivolto all’utenza debole, nello specifico a bambini ospedalizzati. L’obiettivo è quello di rendere accessibile la tecnologia per creare uno strumento ludico e didattico con la potenzialità di fornire anche contenuti terapeutici.

Nello scorso articolo (vedi http://roboable.scuoladirobotica.it/) vi abbiamo promesso di raccontarvi le nostre esperienze inerenti l’uso della robotica per migliorare la condivisione, le capacità relazionali e l’apprendimento di persone affette da autismo o disabilità cognitive in generale. Uno dei progetti che ci sta impegnando di più in questo campo è Roboable ovvero un progetto rivolto all’utenza debole che si ispira alle potenzialità espressive della maschera, strumento di cui già si avvale la psicoterapia con lo scopo di far emergere emozioni e sentimenti. A Scuola di Robotica abbiamo intervistato Chiara Guerreschi, psicologa vincitrice di una borsa di studio presso l’Università di Parma finanziata dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano (che ha finanziato tutto il progetto ad oggi). Chiara sta testando Roboable in varie scuole italiane.

Chiara raccontaci la tua esperienza con Roboable

Ho vinto una borsa di studio nonostante non avessi una conoscenza molto approfondita di robotica tuttavia studiando Roboable ho capito che aveva numerose possibilità di utilizzo nel mio settore di studio. Ho pensato allora ad una ricerca in cui si potesse migliorare il numero di interazioni positive tra i compagni di classe tramite l’utilizzo di Roboable associandolo alla “peer education” (se volete saperne di più sulla peer education cliccate qui) . Durante le sessioni io e gli insegnanti cerchiamo di avere una visione globale di quello che succede ma in pratica l’intervento vero e proprio viene fatto tra compagni di classe e a noi resta solo da verificare che il metodo di apprendimento sia corretto.

Come viene impostata una lezione con Roboable?

Di norma faccio un’osservazione iniziale nella scuola e osservo il bambino con autismo in tre contesti di interazione libera con i compagni di classe dopodiché analizzo il numero di comportamenti-problemi, le stereotipie, i comportamenti di fuga o gli scoppi di rabbia e il tipo di interazione che ha avuto con i compagni di classe. Si passa poi alla fase di realizzazione del gioco dove si formano dei gruppi nei quali sono i bambini a scegliere le modalità di costruzione del gioco (con materiale di recupero basato su bottiglie, cartoncini, forbici e pennarelli) e dove avviene un passaggio di mano in mano di Roboable e uno scambio regolato dei ruoli.

 

Esiste quindi la possibilità di far cambiare i ruoli all’interno del gioco e di stimolare così le capacità di attesa e di rispetto del turno?

Si siccome stiamo parlando di un gruppo tutti devono giocare quindi io spiego il metodo poi Roboable viene fatto passare di mano in mano tra i vari ragazzi. Molto spesso quando un bambino autistico fa azioni che lo divertono e lo coinvolgono tende a monopolizzare la situazione, diminuendo la collaborazione e l’alternanza dei turni con gli altri bambini. Nel caso di Roboable, abbiamo notato che questo non avviene, e il turno viene rispettato molto più che in altre situazioni.

ll tuo è stato un riscontro positivo pertanto?

A primo impatto molto positivo, ovviamente parlo solo della prima parte di sperimentazione che dovrà essere continuata nella classi dove maestre e alunni proseguiranno nel percorso. Il coinvolgimento è sicuramente stata la nota positiva di queste prime sperimentazioni. Nonostante all’inizio ci fossero dei bambini poco disposti alla fine hanno partecipato tutti e il finale (tutti insieme) è stato divertente. Adesso bisogna valutare se avviene un cambiamento nei comportamenti del bambino durante le relazioni libere.

La sperimentazione in classe senza la tua presenza costituisce un esperimento in un ambito di normalità pertanto più attendibile rispetto ad una lezione a carattere eccezionale come quella svolta in tua presenza?

Si assolutamente, ho notato che la mia presenza attira l’attenzione della classe e soprattutto del bambino affetto da autismo. Durante la sessione di gioco poi se ne dimentica ma all’inizio quando si rende conto del carattere eccezionale della lezione non è tranquillo e voler ambientare delle sessioni di gioco senza la mia presenza è frutto del tentativo di creare uno scenario naturalistico.

Parlami di alcuni degli scenari che hai utilizzato durante le lezioni?

Abbiamo creato diversi scenari; uno consiste nel far nascere delle tartarughe che poi devono arrivare fino al mare e a questo viene legato il fatto che una volta nate le tartarughe devono essere nutrite e quindi si crea uno scenario oceanico dove la tartaruga si muove a destra e sinistra mentre dall’alto i bambini calano diversi oggetti tra cui bottiglie di plastica e due tipi diversi di cibo e muovendo la tartaruga si deve cercare di prendere il cibo ed evitare le cose non commestibili. Questo scenario è piaciuto moltissimo a tutti i bambini. Un altro scenario contiene una scritta e due immagini, una del sole e una della luna per esempio, e il bambino, che non sempre è verbale, deve leggere aiutato dai compagni e scegliere l’immagine coerente alla scritta.

Ci sono degli episodi che ti sono rimasti particolarmente a cuore e che vorresti raccontare?

In un modo o nell’altro tutti gli episodi sono molto particolari; ricordo un ragazzino delle medie leggermente più grande degli altri che inizialmente ha avuto un rifiuto totale nei confronti miei e del gioco tuttavia dopo un po di insistenza ha iniziato a giocare. Da quel momento abbiamo avuto un riscontro positivo e il ragazzino ha adottato comportamenti perfetti iniziando addirittura a scherzare. Inserito in una classe con venti ragazzi si agita e non riesce ad interagire mentre in un gruppo ristretto costituito da me, l’insegnante e tre suoi compagni, quindi un gruppo di pari, effettivamente è riuscito a interagire in modo estremamente positivo.Un altro esempio riguarda un bambino di Piacenza, che frequenta la seconda elementare, il quale durante la parte iniziale del gioco si è rifiutato categoricamente di partecipare intimidito anche dalla mia presenza probabilmente. Dopodichè ha capito che il gioco era molto divertente e ha voluto partecipare immediatamente e anzi non voleva più smettere! Questo mi ha fatto impressione perchè  la giornata di sperimentazione era partita in maniera fortemente negativa e invece si è conclusa con un successo.

 

L’intervista è stata realizzata da Gianluca Pedemonte.

 

CHE COS’E’ ROBOABLE

Roboable è un progetto rivolto all’utenza debole, nello specifico a bambini ospedalizzati. L’obiettivo è quello di rendere accessibile la tecnologia per creare uno strumento ludico e didattico con il valore aggiunto di potersi potenzialmente caricare anche di contenuti terapeutici. Il progetto trae ispirazione dalle potenzialità espressive della maschera, già noto strumento di cui si avvale la psicoterapia allo scopo di far emergere emozioni e sentimenti. L’idea base del progetto è quella di favorire la comunicazione e l’emergere delle emozioni. Stimolazioni visive, uditive e di movimento aiuteranno i bambini ad esprimersi utilizzando strumenti di vario genere come transfert: attraverso l’identificazione con il device il bambino proietterà le proprie emozioni. Roboable è anzitutto un sistema: una piattaforma di lavoro open-source e source-in-progress alla quale accedere e condividere contenuti. Si compone di un kit robotico in grado di interagire con supporti (pc e proiettore, smartphone e tablet) capaci di riprodurre scenari di gioco interattivi opportunamente studiati e scaricabili gratuitamente da sito dedicato. Il kit comprende un’unità base interfacciabile con infinite covers, ossia maschere emozionali provviste di sensori.

 

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Autismo, Design, Donne&Tecnologia