Roboable cinque anni dopo

Sono passati cinque anni da quando è stata presentata la tesi di laurea inerente Roboable. Cinque anni densi di sperimentazioni e progressi.

Sono trascorsi cinque anni da quando è stata scattata la foto che potete vedere qui sopra, cinque anni densi di progetti e sperimentazioni. In questa foto si può vedere il primo team di Roboable intento a festeggiare la laurea di Claudia Porfirione, che scrisse la sua tesi di Dottorato in Design del prodotto su Roboable e che fu una delle prime persone a ideare e partecipare a questo progetto.

Durante questi cinque anni anche Roboable è cresciuto e cambiato. “Il progetto è molto innovativo, infatti non esiste, al momento, un device destinato ad un uso ‘terapeutico’ con le peculiarità di Roboable” – racconta Emanuele Micheli, del team di Scuola di Robotica. “Dopo cinque anni ovviamente Roboable è cresciuto e, grazie alla sperimentazione, il nuovo device ha delle potenzialità incredibili, senza tuttavia trascurare gli obiettivi cardine del progetto ovvero quello di creare un oggetto semplice, intuitivo e alla portata di tutti.

L’eccezionalità del progetto risiede nel dare la possibilità di interagire anche a chi vive situazioni di limitazione cognitiva o motoria estrema. Infatti una delle caratteristiche principali del disturbo dello spettro autistico è proprio la varietà e l’eterogeneità con cui si manifesta: raramente si trovano due bambini con tratti simili e proprio per questo Roboable, in forza della sua morfologia tecnica e tecnologica elementare e grazie all’impiego di un programma come Scratch, può essere adattato con facilità a bisogni e situazioni di volta in volta diversi e può “crescere” insieme al suo utilizzatore, diventando addirittura elemento di gioco a coppie o di gruppo per favorire lo sviluppo delle abilità di interazione sociale e di interazione con gli altri. Come ha confermato Claudia Porfirione in una recente intervista al nostro sito: “L’idea scatenante di Roboable nasce dall’esperienza di Emanuele Micheli con i ragazzi autistici. Il messaggio che Emanuele ci aveva trasmesso era proprio la varietà e la diversità del disturbo autistico e quindi la difficoltà stava proprio nel dare una risposta univoca in quanto ogni bambino presentava delle specificità proprie, legate alla sua condizione. Non esisteva un punto fisso da cui poter partire per proporre delle soluzioni ma esisteva la necessità di creare un dispositivo con un elevatissimo livello di personalizzazione”.

Roboable si presta molto bene ad assecondare le caratteristiche del disturbo autistico infatti i nuovi prototipi sono stati sviluppati con l’obiettivo di dare la possibilità ai bambini di interagire secondo modalità nuove e creative, attivando interazioni ricche, dinamiche e flessibili capaci di rispondere all’intera gamma di esigenze degli utenti. Dopo cinque anni, come vi abbiamo raccontato più volte, abbiamo avviato la sperimentazione del nuovo prototipo e presto pubblicheremo dei nuovi dati che confermeranno le potenzialità di questo device e ci permetteranno di migliorarlo ulteriormente.